Statements

Roger Waters al Tribunale Belmarsh: "La lotta per Assange è lotta per la libertà."

Nel suo discorso di apertura, Roger Waters ha chiesto la libertà per Julian Assange - e per tutte e tutti coloro che lottano per un mondo migliore in India, Libano, Bolivia e oltre.
Siamo oggi parte di un movimento globale, un movimento globale che potrebbe essere l'inizio di quell’illuminazione globale di cui questo fragile pianeta ha disperatamente bisogno per sopravvivere.
Siamo oggi parte di un movimento globale, un movimento globale che potrebbe essere l'inizio di quell’illuminazione globale di cui questo fragile pianeta ha disperatamente bisogno per sopravvivere.

Dovrei essere a ragione terrorizzato
Chiamato come sono
A stare qui difronte a questa compagnia scelta
Di fratelli e sorelle,
Miei compagni d'armi,
Per parlare da questa tribuna dedicata al
Ricordo di uno dei nostri eroi di tutti i tempi, il grande matematico e filosofo Bertrand Russell e
A sostegno di un altro dei nostri eroi, il nostro fratello e compagno il grande giornalista ed editore Julian Assange.
Dovrei avere la bocca secca e la lingua legata
Dovrei essere terrorizzato
Ma non lo sono.
Non sono mai stato a un incontro degli Alcolisti Anonimi
Ma li ho visti in TV
Qualcuno si alza e dice
"Mi chiamo X e sono un alcolizzato"
In quel momento sono liberati dal loro terrore.
Bene, il mio nome è Roger Waters e mi preoccupo del popolo.
Ecco, l'ho detto, e in questo momento sono libero dalla vergogna e dalla paura.
In questo momento non sono più solo, faccio parte di una fratellanza globale che si preoccupa del popolo.
Una fratellanza globale che va dal Gange al Giordano, dal
Giordano al mare, dall'Amazzonia al We’tsuet'en, da tutti voi, a me.
In questo momento sono libero dalla vergogna e dalla paura, ma non dalla rabbia.

Ho seguito il procedimento di estradizione nel tribunale di Londra con incredulità e disgusto, in egual misura. Mi vengono in mente alcune parole che ho scritto quarant'anni fa per una pièce chiamata The Wall, se posso."Le prove davanti alla corte sono incontrovertibili, non c'è bisogno che la giuria si ritiri, il prigioniero che ora si trova davanti a voi è stato colto in flagrante mentre mostrava sentimenti, mostrando sentimenti di natura quasi umana, non è ammissibile". Quelle parole si adattano al processo farsa di Londra e suonerebbero perfetti se uscissero dalla bocca della giudice Baraitser.

È diventato abbondantemente chiaro che alla giudice Baraitser non importa un fico secco dei sentimenti umani della legge. Il prigioniero sul banco degli imputati, Julian Assange, al contrario, si preoccupa profondamente dei sentimenti dei suoi simili e della legge dei diritti umani: perciò è imputato, sulla base di accuse di spionaggio inventate. Mi scuso per i giochi di parole.

Sia chiaro: Julian Assange non avrebbe mai dovuto essere arrestato, non ha commesso alcun crimine - a meno che non sia un crimine denunciare crimini di guerra. Ebbene: lo è? È un crimine denunciare i crimini di guerra? No, non lo è! Smascherare i crimini di guerra è assoluto dovere di ogni giornalista degno di nota.

All'inizio di quest’anno - a febbraio, prima del lockdown causato dalla Covid - ero a Londra per partecipare a una marcia in sostegno di Julian, dall'ambasciata australiana alla piazza del Parlamento: lì ho pronunciato alcune parole, che ora vorrei condividere con voi.

Siamo qui oggi per Julian Assange.

Ma ho quattro nomi su questo pezzo di carta.

Il primo e l'ultimo naturalmente è Julian Assange,

Un Giornalista, uno coraggioso che fa brillare la luce nei luoghi oscuri da cui le potenze vorrebbero che ci allontanassimo.

Julian Assange. Un nome da scolpire con orgoglio in ogni monumento al progresso umano.

Julian è il motivo per cui siamo qui oggi, ma questa non è una protesta di parrocchia. Oggi facciamo parte di un movimento globale, un movimento globale che potrebbe essere l'inizio dell'illuminazione globale di cui questo fragile pianeta ha disperatamente bisogno per sopravvivere.

Ok. Secondo nome. Inviatomi dal mio amico VJ Prashad.

Il secondo nome è Aamir Aziz. Aamir è un giovane poeta e attivista di Delhi, coinvolto nella lotta contro Modi e la sua razzista legge sulla Cittadinanza.

Tutto sarà ricordato
Uccideteci, diventeremo fantasmi e scriveremo
dei vostri omicidi, con tutte le prove.
Voi scrivete barzellette in tribunale;
Noi scriveremo "giustizia" sui muri.
Parleremo così forte che anche i sordi sentiranno.
Scriveremo così chiaramente che anche i ciechi leggeranno.
Voi scrivete "ingiustizia" sulla terra;
Noi scriveremo "rivoluzione" nel cielo.
Tutto sarà ricordato;
Tutto sarà testimoniato

Queste espressioni dello spirito umano emergono dall'India in un tempo di rivolta, quando le catene delle convenzioni sociali sono messe da parte.

Dall'altra parte dell'Atlantico, in Argentina, migliaia di donne scendono in strada per chiedere la legalizzazione dell'aborto al presidente Fernández.

Non è solo l'Argentina. Quest'ultimo anno abbiamo visto grandi proteste scoppiare in tutto il mondo contro regimi neoliberisti e anti-popolari. In Cile, Libano, Colombia, Ecuador, Haiti, Francia e ora, naturalmente, anche i nostri fratelli e sorelle in Bolivia, in lotta contro la nuova dittatura militare imposta dagli Stati Uniti.

Il punto è che la lotta per la libertà di Julian Assange è una lotta per la libertà di tutti i nostri fratelli e sorelle ovunque, indipendentemente dal loro colore, religione o nazionalità: il nostro amore non riconosce Muri o confini. Quando vediamo una violazione dei diritti umani di una persona, i nostri cuori si spezzano: si chiama empatia, il nostro dono più prezioso.

Questo dono mi è stato tramandato da mio padre e da mia madre. Mio padre è morto nel 1944 in Italia combattendo i nazisti. Qualche anno fa ho scritto una poesia su mio padre e quel dono - si chiama:

Un fiume.
Quando il vento falcia il raccolto
E gli uomini buoni cadono
E il bambino
Morbido tra le braccia della madre
Fa una smorfia incredulo
Della lama casuale del bandito
Mio padre, lontano ormai
Ma ardente, caldo e forte
In uniforme color tabacco
Parla.
Figlio mio, dice.
Non fermarti al dolore della tua perdita
Ma piuttosto piangi e concentrati sul suo limite
Così che
Non potrai mai voltarti dall'altra parte
Insensibile, indurito, da scommesse troppo difficili da assicurare.
Che cosa stabilisce il prezzo del bambino?
Quale?
Il tuo o il mio?
Questo qui a casa?
Il piccolo uccellino, che fischietta in ciotole di vermi della pasta.
Oppure
Quello alla TV
Morto e sgranato in qualche fossa dei Balcani?
Non saper sentire la perdita di un altro padre
Nega i legami forgiati nel sangue filiale
E uno striscione luminoso trasmesso da uomo a ragazzo
In prima fila, forti i lombi,
Privo di meschinità e rancore.
Quindi
Raccogli con le mani le tue lacrime, dice mio padre
Raccogli con le mani quel sale, distintivo della lotta
Scorre da un solo fiume
E' stato su questo, figlio mio
Che ho scommesso la mia vita.

Anche mia madre si preoccupava del popolo. Da giovane insegnante supplente di scuola elementare nel nord dell’Inghilterra, prima della guerra, vedeva i figli dei lavoratori del mulino andare a scuola a piedi nudi attraverso la neve, in pieno inverno. In quel momento la luce di mia madre si accese, e rimase accesa, bruciando luminosa per il resto della sua vita. Un giorno, quando avevo tredici o quattordici anni, mi disse:

"Quando attraverserai la vita Roger, incontrerai momenti difficili e domande difficili su cui dovrai riflettere - non sarà sempre facile, quindi ecco il mio consiglio per quei momenti. Cerca la verità, guarda la questione da tutte le parti, ascolta le opinioni altrui, cerca di rimanere obiettivo. Quando sei arrivato alla fine delle tue riflessioni, il lavoro duro è finito, e arriva la parte facile.

Fa’ la cosa giusta."

Che regalo!

Questo mi porta alle mie osservazioni conclusive.

Sono inglese, e il procedimento per l'estradizione di Julian Assange si svolge in Inghilterra: non posso dunque chiudere senza rivolgere una parola al Primo Ministro inglese Boris Johnson.

Quindi ecco: "Boris, la parola che voglio rivolgerti è PIETOSO".

Eravamo abituati almeno a fare finta che noi inglesi fossimo interessati al fairplay, alla legge, alla giustizia, alla Magna Charta, all'Habeas Corpus. Naturalmente non lo siamo mai stati veramente, ma facevamo finta. Così c'è stato un tempo in cui, giusto o sbagliato che sia, lo spirito degli inglesi era racchiuso nell'immagine di un canino formidabile e ribelle, il Bulldog Britannico.

Purtroppo, come hai esemplificato tu, Boris, attuale Primo Ministro d’Inghilterra, i tempi del Bulldog Britannico sono ormai lontani: di questi tempi, il cane di punta del canile inglese è una razza relativamente nuova, il Barboncino Americano. Purtroppo non è molto brillante, e altrettanto tristemente è molto obbediente e - cosa piu’ triste di tutte- è molto fedele ai suoi padroni di Washington.

Per una volta nella tua vita, Boris, per favore, ascolta la mia vecchia mamma,

Fai la cosa giusta. Libera Julian Assange.

VIDEO: Roger Waters parla al Tribunale Belmarsh.

Available in
EnglishItalian (Standard)
Translator
Michele Fiorillo
Date
05.10.2020
Source
Original article
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