War & Peace

Alcune foto dimenticate rivelano gli abusi in Iraq da parte dell'esercito inglese.

Il materiale fotografico e altre prove attestano gli abusi sistematici perpetrati nei confronti dei detenuti iracheni da parte dei militari britannici nel 2003, delineando un modus operandi fatto di incappucciamenti, posizioni di stress e violenza.
Nuove prove fotografiche, pubblicate insieme a testimonianze d'archivio provenienti da un'inchiesta pubblica, documentano uno schema di abusi sistematici inflitti ai civili iracheni dai soldati del Reggimento Queen's Lancashire nel 2003. Questi abusi si sono attuati con la piena consapevolezza e l'approvazione degli ufficiali superiori, che avevano impartito l'ordine di "trattare duramente" i detenuti. Nonostante l'inchiesta pubblica, non c'è stata quasi alcuna assunzione di responsabilità: quasi nessuno dei soldati coinvolti in questi specifici episodi è stato perseguito penalmente.

Un soldato britannico a dorso nudo afferra con forza i capelli di un iracheno che ha occhi e naso fasciati con del nastro adesivo nero.

Otto uomini iracheni, con i sacchi di sabbia sulla testa, sono accovacciati in posizioni di stress su un marciapiede mentre un militare li minaccia dall'altro lato della via.

Queste sono solo alcune delle immagini pubblicate oggi da Declassified, che documentano ulteriormente gli abusi subiti dai civili iracheni da parte dei soldati britannici, dopo l’invasione dell’Iraq nel 2003.

La pubblicazione di queste immagini avviene mentre gli iracheni si recano alle urne per le elezioni parlamentari nazionali, in cui il primo ministro in carica ha ribadito la richiesta di ritiro delle forze occidentali dal Paese.

Alcune delle foto, risalenti a settembre 2003 a Bassora, mostrano l’arresto di membri della tribù locale Garamsche da parte dei soldati britannici del Reggimento Queen’s Lancashire, a cui era stato ordinato di rastrellarli e di “trattarli duramente”.

Meno di una settimana dopo, i soldati dello stesso reggimento sottoposero Baha Mousa, civile iracheno, e altri otto detenuti, ad atti di "violenza gratuita", comprendenti pestaggi, posizioni di stress e pratiche di umiliazione sessuale, secondo quanto emerso da una pubblica inchiesta.

A differenza del caso Mousa, di cui sono stati diffusi ampiamente dettagli e immagini, le foto relative al precedente episodio Garamsche, e quelle che mostrano abusi sui detenuti di settimane prima, non erano state pubblicate in precedenza dagli organi di stampa britannici."

Declassified è riuscito a trovare le foto solo su un sito russo a firma del Servizio Russo della BBC e sul giornale tedesco Süddeutsche Zeitung.

Le immagini erano state presentate come prove durante l'inchiesta e menzionate dal presidente, Sir William Gage, sia nelle udienze che nel rapporto finale. Tuttavia, da allora giacevano nell'archivio web dell'inchiesta, fino a oggi.

Il raid

Gli eventi del 9 settembre 2003 sono dettagliati nelle dichiarazioni dei testimoni e nelle deposizioni anch'esse depositate nell'archivio dell'inchiesta e citate nel rapporto di Gage.

Quel giorno, i soldati britannici della Compagnia C., Reggimento Queen’s Lancashire, effettuarono un raid a Bassora, Iraq del sud.

L’incursione aveva lo scopo di punire i Garamsche, accusati di svolgere attività di stampo mafioso nel nord del paese, tra cui minacciare i commercianti locali. 

Oltre all'ordine che imponeva alla compagnia di trattare i soggetti "duramente", un soldato ha dichiarato di aver intercettato una conversazione tra un maggiore e un capitano, riguardo al raid.

Secondo quanto riferito dal soldato, il maggiore avrebbe dichiarato di aver avuto “carta bianca” per occuparsi dei Garamische, nel modo che riteneva più opportuno.

Il maggiore e il capitano, però, all'inchiesta, negarono di aver mai usato questa espressione.

I soldati rastrellarono diversi uomini della tribù e li condussero all'Old State Building di Bassora, dando così inizio a un vero e proprio incubo per i detenuti.

"Strillavano come maiali"

Un soldato ha testimoniato che gli abusi sui detenuti Garamsche erano iniziati ancor prima del loro arrivo nell'edificio, che fungeva da base per le forze della coalizione.

Stando al rapporto di Gage, il caporale James Dunn ha dichiarato di aver visto quattro dei detenuti Garamsche presi a calci e pugni "mentre venivano spinti con la forza per essere caricati sul mezzo di trasporto, sia sul luogo dell'arresto che durante tutto il tragitto".

"Urlavano e strillavano come maiali", avrebbe detto Dunn.

Il caporale Alifereti Nasau, un medico non appartenente alla Compagnia C, vide anch'egli i detenuti presi a calci e pugni, e notò due uomini che sanguinavano: uno dalla bocca e un anziano con un taglio sopra gli occhi.

Il, soldato semplice John Morris disse di aver visto un soldato colpire un prigioniero con il calcio del fucile.

Il rapporto dell'indagine così prosegue: "Al momento dell'arresto, i Garamsche venivano bendati per lunghi periodi, con sacchi di sabbia o avvolgendo nastro adesivo nero intorno intorno alla testa.

"Le fotografie documentano chiaramente il trattamento in questione. In ciascuna di esse, il soldato S037 [non identificato] è ripreso in pose sconvenienti, rannicchiato vicino ai prigionieri."

 Ci sono prove che egli abbia urlato contro, preso a pugni e a calci questi detenuti".

Nessuno dei militari coinvolti negli abusi contro i Garamsche – in parte documentati da queste foto – è stato sottoposto a procedimento giudiziario per la sua partecipazione all'episodio."

“Sempre Incappucciati”

Nell'archivio dell'indagine sono presenti altre foto inedite che rivelano abusi risalenti a un mese prima della morte di Mousa. Sono state scattate nell'agosto 2003 da David Brown, un ex sergente che prestava servizio presso il Reggimento Queen's Lancashire in Iraq.

In una testimonianza, Brown ha precisato come i detenuti venissero frequentemente portati al quartier generale del Regno Unito a Bassora dove subivano abusi dai soldati britannici, come l'essere insultati e tenuti in un edificio caldo e buio che puzzava di escrementi.

I detenuti, ha detto, venivano portati lì due, tre volte la settimana ed erano “sempre incappucciati con sacchi di sabbia, quando si trovavano all’interno dell’edificio o nelle aree all’aperto”.

Brown ha raccontato che, guardando all'interno della struttura di detenzione, vedeva spesso i prigionieri seduti a terra con le mani sopra la testa che sembrava fossero legate con fascette di plastica.

"La definirei una posizione di stress, dato che non si trattava di una postura comoda o normale che una persona avrebbe mantenuto di sua spontanea volontà. Di norma, si sarebbero seduti con la schiena contro il muro", ha testimoniato.

Brown ha descritto il luogo di prigionia come "lo scheletro di un edificio" che "emanava un odore di misto di feci, urina e sudore".

Ha detto di aver saputo da diverse persone che i detenuti a volte espletavano i loro bisogni lì, ma non riusciva a ricordare chi glielo avesse detto.

“Mi ricordo che c’erano dei bagni chimici appena fuori, ma non so se fossero sempre tutti funzionanti e non mi ricordo neanche se c’erano dei servizi igienici nella struttura”, dichiarò.

Brown scattò fotografie di detenuti in posizioni di stress, con un caldo soffocante, presso la base, il 15 agosto 2003.

Ad alcuni venivano messi tre sacchi in testa, una punizione inflitta per "comportamento scorretto".

Brown teneva un diario e citò una voce risalente a quel giorno nella sua testimonianza.

"Ho scritto: '23 internati stamattina, tutti ben disposti in posizioni di stress, con la testa coperta da sacchi di sabbia. Un gruppo dall'aspetto pietoso. Alcuni di loro lasciati fuori tutto il giorno sotto il sole, alcuni incappucciati tre volte. Poveri diavoli'", disse.

Ricordo che mi fu detto che alcuni dei detenuti erano stati incappucciati tre volte da uno dei soldati che li sorvegliavano... Mi fu detto che i sacchi di sabbia venivano usati come forma di disciplina, quindi se il detenuto si comportava male o non seguiva le istruzioni, veniva incappucciato un’altra volta e così avrebbero imparato in fretta come comportarsi.

Aggiunse: "Penso di aver scritto 'poveri diavoli' perché ricordo quanto facesse caldo quel giorno e quanto dovesse essere scomodo per loro stare al sole in quel modo, ma non credo di aver mai sollevato la questione o di averne discusso con nessuno".

Ancora una volta, né la testimonianza di Brown né le fotografie che ha scattato hanno portato ad alcuna incriminazione.

Comportamento illegale

Nicholas Mercer, che nel 2003 ricoprì il ruolo di consulente legale capo dell'Esercito Britannico in Iraq, ha affermato che le posizioni di stress equivalgono a "violenza contro il prigioniero", in violazione delle Convenzioni di Ginevra.

Inoltre, nel 2017, presso l'Alta Corte di Inghilterra e Galles, il giudice George Leggatt dichiarò che l'atto di incappucciare costituisce in ogni caso e sotto qualsiasi circostanza, un trattamento degradante illecito.

La Corte Penale Internazionale (CPI) ha stabilito che l'incappucciamento, quando attuato in condizioni tali da ostacolare la respirazione, si configura necessariamente come un crimine di guerra di tortura o trattamento crudele.

Nonostante la natura abusiva e illecita di tali metodi, la Commissione congiunta per i diritti umani del Parlamento britannico ha rivelato che l'incappucciamento e le posizioni di stress erano stati autorizzati ad alti livelli all'interno del Reggimento Queen's Lancashire in Iraq.

"Suscita profonda inquietudine il fatto che in questa vicenda sia emerso un accordo generale sull'uso, da parte del Reggimento Queen’s Lancashire, di incappucciamento e posizioni di stress, pratiche che erano state autorizzate dal Quartier Generale di Brigata, inclusa l'approvazione dell'Ufficiale Legale, Maggiore Clifton".

Un soldato venne condannato a un anno di prigione per trattamento disumano nel caso Mousa, ma venne assolto dall’accusa di omicidio colposo.

La successiva inchiesta ha stabilito che numerosi altri soldati avevano commesso direttamente violenze su Mousa e sugli altri detenuti, e che molti di più erano a conoscenza degli abusi, ma non erano intervenuti per bloccarli.

Nessuno di questi soldati è stato mai processato.

Irfan Chowdhury è uno scrittore freelance, nonché dottorando presso l’Università di Brighton. La sua tesi di dottorato si intitola: “Fino a che punto i crimini di guerra dell'Esercito britannico in Iraq tra il 2003 e il 2009 sono stati sistematici? Un'indagine sugli abusi commessi dal Regno Unito ai danni di ragazzi iracheni minorenni”. Ha scritto articoli che sono stati pubblicati sulle seguenti riviste: Bella Caledonia, Iraq Now, Mondoweiss, Roar News, Peace News, Hastings In Focus, Interfere Journal e sul sito di Norman Finkelstein.

Available in
EnglishSpanishPortuguese (Brazil)GermanFrenchItalian (Standard)Arabic
Author
Irfan Chowdhury
Translator
Cristina Marongiu
Date
01.12.2025
Source
Declassified UKOriginal article🔗
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