Nota dell’editore: Questa settimana sono attese proteste di migliaia di agricoltori in sciopero nella più grande mobilitazione contro la riforma agricola neoliberale di Narendra Modi. In questo reportage fotografico, lo scrittore e fotografo Rohit Lohia ci guida attraverso la riforma agricola e l’opposizione di massa che questa ha scatenato in tutto il paese focalizzandosi sul centro della protesta: il Punjab.
È dal 1° ottobre che centinaia di migliaia di agricoltori in tutto lo stato indiano del Punjab manifestano, bruciano foto e manichini e bloccano strade per protestare contro tre nuovi leggi agricole che, secondo loro, mettono a repentaglio la loro vita e quella dei loro cari.
Noti come “la Riforma Agricola”, l’Atto di Scambio e Commercio (Promozione e Facilitazione) dei Prodotti Agricoli, l’Atto di Assicurazione (Emancipazione e Protezione) degli Agricoltori e dei Servizi Agricoli e la modifica all’Atto sui Beni Essenziali, sono stati approvati dal governo centrale indiano nel mese di settembre con grande soddisfazione del Primo Ministro Narendra Modi e un insieme di rabbia e paura da parte dei piccoli proprietari terrieri e agricoltori senza terra della nazione.
La riforma agricola rappresenta un drastico e pericoloso passo verso la privatizzazione del settore agricolo indiano, smantellando le storiche protezioni governative in favore della cosiddetta efficienza di mercato.
Tra le altre cose, la riforma incentiva l’accumulazione di beni essenziali di prima necessità, erode il sistema cosiddetto “mandi”, grazie al quale i piccoli proprietari possono vendere i loro prodotti presso mercati all’ingrosso gestiti dal governo con prezzi minimi garantiti ed espone quindi gli agricoltori alle brutalità e ai capricci del mercato privato. Il vecchio sistema non era certo perfetto, ma la nuova riforma assomiglia a una condanna a morte per gli agricoltori.
Sebbene la riforma agricola tocchi tutta la nazione, l’opposizione è stata più forte nel Punjab, dove il sistema mandi è particolarmente importante per gli agricoltori locali.
Ora gli agricoltori hanno organizzato sit-it in tutto lo stato, bloccando le ferrovie, i caselli autostradali, le pompe di benzina e i centri commerciali degli imprenditori miliardari Mukesh Ambani e Gautam Adani che, dati i loro enormi interessi nel settore agricolo, sono considerati i principali sostenitori della riforma.
Le proteste del Punjab sono state annunciate da tutte le 31 unioni sindacali degli agricoltori dello stato, inclusi il Comitato Kisan Majdur Sangarsh, l’Unione Bharti Kisan Ugrahan e Dakonda, lavorando uniti sotto l’ombrello del Comitato di Coordinamento All Indian Kisan Sangarsh.
Ogni mattina gli agricoltori dai villaggi vicini si ritrovano ai picchetti portando cibo, latte e la richiesta di una revoca incondizionata delle tre ordinanze, soprannominate kala kanoon, le “leggi nere”.
Hurdyar Kaur, una signora sulla sessantina, ha partecipato alle proteste sulla ferrovia Sangrur ogni giorno negli ultimi 20 giorni. Kaur, che si è fratturata la mano il mese scorso, afferma “Come posso restare a casa quando i miei figli e le persone della mia età sono qui? Sono disposta a morire in questo luogo se serve affinché il regime al potere ci ascolti”
Mentre l’Alleanza Democratica Nazionale (National Democratic Alliance, NDA) al potere, guidata dal Bharatiya Janata Party (BJP) di Modi, ha acclamato l’approvazione della riforma, altri invece l’hanno contrastata.
Il Shiromani Akali Dal, partito del Punjab il cui elettorato appartiene principalmente alla comunità Sikh, ha abbandonato in blocco la NDA, mentre l’assemblea di stato del Punjab ha approvato una risoluzione in opposizione alle tre riforme, così come alla recente proposta di Riforma dell’Elettricità del 2020, che propone privatizzazioni simili nel settore dell’energia.
Un manifestante, il 29enne Dharam Singh, ha affermato: “Stiamo protestando qui da 19 giorni. Il premier Modi sostiene che sarà istituito un prezzo minimo garantito (MSP, Minimum Supported Price) ma chiediamo che questo sia messo per iscritto nel testo di legge. Non riusciamo a capire il perché di questa esitazione... Con la legge sui contratti agricoli non possiamo rivolgerci ai tribunali, il che significherebbe essere schiavi di queste aziende… Sappiamo tutti che questo regime ha svenduto ogni cosa ad Adani e Ambani e altri miliardari. Prima sono arrivati nel Kashmir, l’anno scorso, e ora sono venuti a prendere noi agricoltori. Noi agricoltori sfamiamo tutto il paese ma per noi non c’è posto. Anche se dovessero proclamare lo stato di emergenza o la legge marziale, non ci muoveremo di un millimetro.”
Lo stato del Punjab ha la più alta popolazione di Sikh dell’India. Nel 1984, quando le guardie del corpo di etnia Sikh uccisero la premier Indira Gandhi, molti nella nostra comunità furono vittime di rappresaglie, che costarono la vita a migliaia di persone. Molti tra coloro che assistitirono alle rivolte e che ancora oggi portano le ferite, le invocano oggi:
“Il governo cercherà di infangare i nostri nomi e le nostre reputazioni” sostiene Darshan Singh, il cinquantenne presidente distrettuale dell'Unione Bharti Kisan (Dakonda) a Firozpur. “Abbiamo tre possibilità: la prima è di inginocchiarci di fronte al governo e accettare la sconfitta. Ma non è nella nostra indole. Le altre due si presenteranno nel caso di applicazione della legge marziale: o moriremo o vinceremo. Questa è la nostra soluzione: vincere o morire. Andremo verso la vittoria. Siamo seduti sulla terra dei martiri”.
“Siamo seduti sulle linee ferroviarie dal 24 ottobre scorso” dice Balveer Singh. Singh a 75 anni sta protestando sulla linea ferroviaria a Firozpur sul confine con il Pakistan: “Sono tornato a casa solo quattro o cinque volte in un mese. Sono qui giorno e notte. Siamo pronti a morire”.
Il fotografo Rohit Lohia ha percorso 1.500 km in 10 giorni attraversando lo stato, documentando le maggiori proteste dall’Haryana fino al confine con il Pakistan. I risultati del suo viaggio, le immagini di tristezza, rabbia e determinazione degli agricoltori del Punjab, sono presentati qui di seguito.
Più di 5.000 agricoltori, uomini e donne, bloccano una ferrovia in Sangrur, Punjab.
Un’associazione di lavoratori si unisce ai contadini in protesta.
Una scena di strada in Sangrur, Punjab.
Una linea ferroviaria è stata bloccata dal Comitato Kisan Majdur Sangarsh a Firozpur, Punjab, al confine tra India e Pakistan.
Mansa, Punjab, ha visto tantissimi agricoltori radunarsi dai villaggi vicini.
Donne e bambini piccoli sono stati una parte importante della protesta.
Le persone arrivano in trattore, normalmente alle 11 di mattina e rimangono fino alle 16 ogni giorno.
I manifestanti bruciano foto di Narendra Modi, insieme a quelle dei miliardari Mukesh Ambani e Gautam Adani. Sirsa, Haryana..
Un blocco ferroviario a Barnala, Punjab.
Persone di cinquant’anni e più sono parte attiva della protesta. “Moriremo qui, se necessario” Barnala, Punjab.
I centri commerciali, di Ambani, i 'Reliance Mall', sono stati bloccati in tutto lo stato. Molti hanno abbandonato il servizio di telecomunicazione di sua proprietà per passare a un altro gestore come forma di non-cooperazione. Sangrur, Punjab.
Un contadino tiene una bandiera del Bhartiya Kisan Union (Dakonda). Barnala, Punjab.
Cibo e acqua sono forniti gratuitamente, come vuole la tradizione Sikh langar seva.
Agricoltori si portano i cartoni del latte e il tè da casa. Sangrur, Punjab.
Al 22 ottobre 2020, gli agricoltori, dopo un appello del Governatore del Punjab Amarinder Singh, hanno lasciato temporaneamente transitare per lo stato alcuni convogli ferroviari. Firozpur, Punjab.
Una marcia mashal, con le torce, nei pressi di un casello a Jalandhar, Punjab. I caselli autostradali sono stati bloccati in tutto lo stato.
Un manifesto ritrae, da destra a sinistra, Gautam Adani, Narendra Modi, Amarinder Singh e Mukesh Ambani, a uno snodo ferroviario di Firozpur, Punjab.
Una foto di Mukesh Ambani viene bruciata insieme a quelle di Gautam Adani, Narendra Modi e Amarinder Singh. Ambani e Adani sono considerate le menti dietro le nuove ordinanze.
Blocco ferroviario a Mansa, Punjab.
Una mappa del mio viaggio attraverso lo stato, iniziato a Sirsa, nello stato di Haryana, al confine con il Punjab.