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Paterna come epicentro della lotta per la Memoria

Il governo del PP (Partito Popolare) e Vox stanno cercando di istituire la loro legge della Concordia, mentre continuano le esumazioni delle fosse comuni nel cimitero valenciano di Paterna, dove si stima siano state sepolte 2.238 persone.
Nel cimitero di Paterna, gli archeologi stanno riesumando le fosse comuni alla ricerca delle vittime del franchismo, tra cui la bisnonna di due sorelle, giustiziata nel 1940. Il cimitero, un importante luogo di memoria storica in Spagna, contiene molte fosse comuni risalenti dalle esecuzioni post-guerra civile. Nonostante i progressi compiuti con la Legge sulla Memoria Democratica, la controversa Legge della Concordia sta scatenando dibattiti, minacciando di compromettere gli sforzi per onorare e identificare le vittime.

Il cimitero di Paterna, ad appena dieci chilometri dal centro di Valencia, in questi giorni è un luogo molto frequentato. Appena entrati, si nota un gruppo di archeologi dell'Associazione Scientifica Arqueoantro intenti a scavare alla ricerca di fosse comuni nel quadrante sinistro, mentre un altro team di archeologi sta riesumando la fossa comune 41, dove sono stati appena ritrovati i resti di varie vittime del franchismo. Il tutto sotto lo sguardo attento di un gruppo di studenti delle superiori, in visita al cimitero con il loro insegnante di storia.

Antonia e Raquel Sanjuán España sono due sorelle che cercano nella fossa comune 41 la loro bisnonna Antonia Cerdá Revilla, che fu consigliera municipale ad Alzira (Valencia) durante il governo della Repubblica e venne giustiziata a Paterna l'11 settembre 1940, all'età di 53 anni. "La mia bisnonna Antonia lavorava a giornata per l'esportatore di frutta del suo villaggio, dove divenne presidente della Sociedad de Mujeres Obreras La Unión (Società delle donne lavoratrici La Unión) e in seguito fu la prima donna a far parte del Consiglio municipale", spiegano con orgoglio, aggiungendo che "quando fu arrestata, le rasarono la testa e la fecero sfilare per il villaggio". Non è la prima volta che queste sorelle avviano la ricerca di un familiare caduto vittima del franchismo. Anche il nonno, Ricardo España Cerdá, figlio di Antonia, fu imprigionato e condannato a morte. Il 18 gennaio 1940, all'età di 27 anni, fu giustiziato e sepolto nella fossa comune 113, insieme ad altre 50 vittime. Lì è rimasto fino al 2017, quando il team di Arqueoantro ha aperto la fossa in una delle prime esumazioni scientifiche effettuate grazie alla Ley de Memoria Democrática (Legge sulla Memoria Democratica). Antonio era una delle otto persone identificate attraverso il test del DNA e dal 2019 i suoi resti riposano accanto alla moglie Paquita nel cimitero di Alzira. Paquita, che aveva cresciuto da sola la famiglia, è morta un anno prima che iniziasse l'esumazione, senza immaginare che sarebbe stato possibile recuperare le ossa del marito. "Possiamo raccontarvi ben poco, perché in famiglia regnava il silenzio", hanno aggiunto mestamente le sorelle Sanjuán. Il silenzio era così diffuso che quando sono andate a cercare il fascicolo del nonno, l'archivista le ha informate che anche la loro bisnonna era stata giustiziata. Da allora, hanno cercato di scoprire la storia della loro famiglia. "La foto di mio nonno era sempre stata ben visibile nella sala da pranzo della casa di famiglia, ma nessuno parlava di lui. E non sapevamo nulla della bisnonna", confessa Raquel. Pensava che "se c'era un segreto nella mia famiglia era per qualcosa di brutto". "Questo mi infastidiva", prosegue, "e mi vergognavo molto della mia famiglia. Per questo ho iniziato a cercare, per non sentirmi a disagio riguardo al mio passato".

Il cimitero di Paterna è il primo della Comunità Valenciana in cui vi sono prove di un'esecuzione per fucilazione dopo la guerra civile, il 3 aprile 1939, e ospita il secondo maggior numero di vittime di fucilazione del dopoguerra. Lo spargimento di sangue è durato fino al 1956, data dell'ultima esecuzione di un guerrigliero antifranchista. Sparse per il cimitero, ci sono circa 150 fosse comuni in cui sono state gettate le vittime della repressione franchista dopo essere state giustiziate a el Terrer, un muro situato a circa 500 metri dal camposanto. Le stime parlano di 2.238 persone provenienti da diverse zone di Valencia e dal resto della Spagna. Uomini e donne impegnati nella difesa dei valori che la Seconda Repubblica rappresentava: libertà, uguaglianza, progresso, solidarietà e cittadinanza. Paterna è così diventata la grande fossa comune e il simbolo della memoria storica in Spagna. Il lavoro di esumazione di queste fosse è fondamentale affinché le famiglie possano porre fine a un lutto che non sì è ancora concluso.

Equiparare vittime e carnefici

Mentre gli archeologi si affannano a riesumare le ultime fosse comuni, le prime fasi dell'elaborazione della cosiddetta Ley de Concordia, proposta dal PP e da Vox, vengono discusse con toni aspri alle Cortes Valencianas (Parlamento regionale di Valencia). La legge proposta ha suscitato molte polemiche, poiché paragona le vittime del franchismo e della dittatura alle vittime della Repubblica e dell'ETA. Sebbene la legge smantelli le istituzioni pubbliche legate alla memoria storica e ponga fine alle sovvenzioni per le associazioni, riconosce il diritto delle vittime del periodo tra il 1931 e i giorni nostri di effettuare "le indagini, la localizzazione, l'esumazione e l'identificazione delle persone scomparse".

A Paterna, Mezquida ci ha spiegato che "abbiamo esumato quasi 1.500 delle oltre 2.200 vittime che ci sono in questo cimitero". "Fra tutti i team, abbiamo riesumato oltre 50 fosse comuni delle circa 150 esistenti. Si deve tener conto che sono stare riesumate le fosse più grandi, quelle con più di 100 vittime. È stato fatto molto lavoro. Rimangono le fosse più difficili, quelle più decomposte o di cui non si conosce esattamente la data".

Gran parte di questo lavoro è stato possibile grazie alla Legge sulla Memoria Democratica e ai governi di coalizione progressisti del Botànic. Rosa Pérez Garijo, ex ministro responsabile della Memoria Democratica nella Comunità Valenciana, spiega a CTXT che "da quando la Diputación de Valencia (governo regionale valenciano) ha cominciato ad aprire le fosse comuni del franchismo nel 2015, è stato fatto un lavoro importante che è continuato con la Generalitat  (governo regionale della Catalogna). Ora, praticamente tutte le fosse comuni delle vittime sono già aperte, sono in fase di apertura o sono state coperte, perché abbiamo lasciato 421 contratti firmati sette giorni prima della fine del mio mandato come ministro. Quando i relatori dell'ONU hanno definito vergognosa la Legge della Concordia, affermando che violava i diritti delle vittime – che sono vittime di crimini contro l'umanità – il signor Mazón – presidente della Generalitat Valenciana – ha avuto il coraggio di dire che aveva firmato i contratti durante il suo governo. Questo non è vero, perché erano già stati firmati e devono essere portati a termine qualunque cosa accada, perché sono stati posti a base di gara e assegnati.” Pérez Garijo si è mostrato meno ottimista rispetto ad altri aspetti che potrebbero essere influenzati dalla nuova amministrazione. "Mi preoccupa che stiano passando in secondo piano questioni importanti come la banca dati per l'identificazione genetica, perché la cosa più importante in questo momento è avere una banca dati genetica e centralizzare tutti i campioni degli ultimi 30 anni, in modo che quelli che non possono essere identificati con le tecniche di oggi possano essere identificati in futuro".

Amparo Belmonte, presidente della Federación de Familiares de las Fosas de Paterna (Federazione dei familiari delle fosse di Paterna) si è espressa sulla stessa linea. "È molto importante mettere subito in funzione la banca del DNA. Non ha senso riesumare dei corpi senza avere la garanzia che i resti possano essere identificati in seguito", sottolinea. "Non potete immaginare il trauma che questo processo comporta per le famiglie. È un lavoro quotidiano: ogni giorno raccogliamo informazioni, trasmettiamo dati, parliamo con Fisabio – la fondazione responsabile della banca del DNA del governo regionale. Per noi è molto importante che ciò sia reso operativo a livello statale. A Paterna ci sono più di 100 fosse, ma è come se fosse un'unica enorme fossa comune, e dovremmo essere in grado di incrociare tutti i dati genetici".

Il ritrovamento di resti di scheletri nella fossa comune ha dato fiducia alle sorelle Sanjuán, pur sapendo che il test del DNA è un processo che può richiedere ancora molti mesi. I risultati dei campioni dell'ultima grande fossa comune riesumata, la numero 95, si attendono già da un anno, mentre per altri campioni sono stati necessari quasi quattro anni per conoscere i risultati dei test. Inoltre, le cifre relative alle corrispondenze riuscite sono molto basse: appena il 15% delle famiglie che forniscono il proprio campione di DNA riceve risultati positivi.

Per Belmonte, l'altro punto importante è lo spazio dedicato alla Memoria Democratica. "Siamo le famiglie che sostengono che, a Paterna, sia il muro dove sono stati uccisi i nostri familiari sia le orribili fosse comuni sono luoghi della Memoria. Quando tutto sarà finalmente riesumato, faremo una campagna per il ripristino e la protezione delle fosse comuni. Anche se le vittime vengono riesumate, proporremo che le tombe siano protette e rimangano esattamente come le nostre nonne le hanno lasciate, affinché non vengano dimenticate. E l'altro fronte su cui stiamo lavorando è il Memoriale 2238, in cui vogliamo riseppellire i corpi non identificati e quelli identificati nel caso le famiglie lo desiderino". Il Memoriale, che è stato guidato dalle famiglie, è ora concluso come opera civile, ma deve ancora ricevere il certificato di completamento definitivo ed essere consegnato al Consiglio municipale.

Per Ángel González, vittima diretta della dittatura e presidente del CAMDE-PV, "la legge è un attacco frontale a tutte le vittime. Non essere oggetto della legge in quanto tale ci fa scomparire, ci equipara sia alle vittime che ai carnefici. Nega il nostro diritto alla verità, alla giustizia e al risarcimento e impedisce che i crimini contro l'umanità commessi dalla dittatura, per i quali non c'è prescrizione, possano essere giudicati". Sulla stessa linea, Lucila Aragó, portavoce di Acció Ciutadana contra la Impunitat del Franquisme (Azione dei cittadini contro l'impunità del franchismo), sottolinea che "è un'ignominia che la storia franchista abbia lo status di legge". Questo è ciò che vorrebbe ottenere la legge impropriamente chiamata Concordia". Per questa attivista e vittima del tardo franchismo, "le radici affondano nel modello di transizione che abbiamo vissuto nello Stato spagnolo, in cui ha prevalso il discorso elaborato dal regime franchista, una transizione basata su un patto di silenzio e impunità, in cui la Legge di Amnistia rappresentava un elemento chiave che assolveva i responsabili dei crimini del franchismo da qualsiasi responsabilità". Per questo motivo sottolinea che "se fossero state prese misure per indagare su quei crimini, sarebbe stato più difficile giustificare la dittatura franchista". La diatriba reazionaria e neofascista contro la memoria democratica evidenzia che i passi compiuti nel nostro Paese in questo campo hanno messo in luce i crimini e le aberrazioni franchisti. Le fosse comuni aperte parlano da sole", conclude Aragó.

CTXT ha chiesto a Susana Gisbert, procuratore nominato dallo Stato per la Memoria Democratica, riguardo all'ambito di applicazione di questa legge regionale. "È evidente che è in contrasto con la legge dello Stato. È chiaro che c'è un conflitto di competenza e che quando la legge verrà applicata, avremo problemi su come interpretare una cosa o un'altra, e fino a che punto una cosa può essere fatta o un'altra lasciata in sospeso. A parte il contenuto che va ben al di là di ciò che è la memoria democratica, credo che, in base a tutte le convenzioni di cui la Spagna è parte, una legge regionale che si scontra in questo modo con una legge statale non può tecnicamente essere sostenuta, ma alla fine sarà la Corte Costituzionale a dover dire l'ultima parola". Come giudica il fatto che il relatore dell'ONU abbia presentato un rapporto a sfavore di questo progetto di legge? "In qualità di procuratore della Memoria Democratica, devo ovviamente considerarlo in modo positivo, perché stanno dando ragione alla legge nazionale, che è il motivo per cui siamo stati nominati procuratori, ed è ciò su cui la Procura di Stato sta lavorando. Come cittadina, mi ferisce il fatto che una comunità autonoma ribalti tutto il lavoro che è stato fatto da altri enti".

Available in
EnglishSpanishPortuguese (Brazil)GermanFrenchItalian (Standard)Arabic
Author
Eva Máñez
Translators
Diandra Hocevar, Cora Annoni and ProZ Pro Bono
Date
19.08.2024
Source
Original article🔗
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