Minatori a piedi nudi: un viaggio verso la vittoria dal bacino carbonifero di Soma ad Ankara

I lavoratori di Fernas Mining, costretti a lavorare in condizioni di pericolo e con salari bassi, hanno avuto la meglio dopo 54 giorni di sciopero guidato dal Sindacato Indipendente dei Minatori.
La lotta per i diritti dei minatori nel bacino carbonifero di Soma, teatro del tragico disastro minerario nel maggio del 2014, è giunta a un punto di svolta in Turchia. Sei i minatori licenziati da Fernas Mining con motivazioni fittizie addotte dall’amministrazione dell’azienda per essersi iscritti al Sindacato Indipendente dei Minatori (Bağımsız Maden İşçileri Sendikası). I minatori sono entrati in sciopero il 26 agosto 2024 sotto la guida del Sindacato Indipendente dei Minatori (Bağımsız Maden İşçileri Sendikası) con sede a Soma, e la loro ostinata resistenza ha avuto la meglio al 54° giorno di protesta.

Fernas Mining, società controllata da Fernas Holding, è di proprietà di Ferhat Nasıroğlu, un delegato del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP) e membro della Commissione Parlamentare Lavori Pubblici, Urbanizzazione e Trasporti.

Il malcontento crescente tra i lavoratori di Fernas Mining traeva origine anzitutto dalle rischiose condizioni di lavoro che mettevano in pericolo la loro esistenza e dai salari ben al di sotto della media regionale. Molti lavoratori avevano deciso di iscriversi al Sindacato Indipendente dei Minatori, interamente gestito dai lavoratori, che continua a sfidare le reti profondamente radicate delle società minerarie e dei sindacati aziendali. Tra questi ultimi si annoverano il Sindacato dei Minatori della Turchia (Türkiye Maden İşçileri Sendikası) e il Sindacato Rivoluzionario dei Lavoratori addetti alla Ricerca e al Trattamento dei Minerali (Türkiye Devrimci Maden Arama ve İşletme İşçileri Sendikası), noto per l’atteggiamento di passiva collaborazione. Lo sciopero, guidato dal Sindacato Indipendente dei Minatori, si è concluso con successo al 54° giorno di protesta. La resistenza ha avuto inizio a Soma destando un’attenzione sempre maggiore in tutta la Turchia.

Gli scioperanti chiedevano:

- La reintegrazione dei lavoratori licenziati a causa della loro appartenenza al sindacato.

- La piena e totale applicazione delle misure sanitarie e di sicurezza sul lavoro.

- Aumenti salariali in linea con le tariffe di base applicate nel bacino carbonifero di Soma.

Via libera passo dopo passo

A seguito della decisione di scioperare, la polizia ha bloccato l’accesso alla strada che conduce alla miniera. I primi dieci giorni di sciopero sono stati caratterizzati da restrizioni all’ingresso del sito. Una volta consolidata la loro presenza all’ingresso della miniera, i minatori hanno mantenuto la posizione portando avanti la protesta e presidiando l’area. Nel frattempo, è emersa una questione importante quando il direttore generale della miniera, Serkan Güncü, ha condiviso i dati personali dei lavoratori relativi all’appartenenza al sindacato sulla piattaforma di social X.

Da ciò è scaturita una domanda cruciale:

Il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale condivide informazioni personali riguardanti i lavoratori con società/datori di lavoro privati?

La risposta del ministero è stata ritenuta insufficiente. Ciò nonostante e pur tra queste preoccupazioni lo sciopero è proseguito.

Non ricevendo alcuna risposta dal datore di lavoro, i minatori e i loro sostenitori hanno alzato l’asticella. Hanno messo in atto una protesta davanti a un albergo di proprietà di Ferhat Nasıroğlu, il Cape Bodrum Luxury, e rilasciato dichiarazioni ad Ankara rivolte al Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale. Nel frattempo, hanno anche lanciato avvertimenti a Koç e a Sabancı, principali parti interessate di Fernas, e hanno reso nota la loro situazione fuori dalla sede del Consolato Polacco a Istanbul.

Ovunque hanno ricevuto la solidarietà del pubblico, ma non hanno ottenuto alcun riscontro né dalle istituzioni né da Ferhat Nasıroğlu fino alla conclusione dello sciopero, durato ben 54 giorni.

Data la crescente attenzione, la solidarietà e il consenso suscitati nella gente dagli scioperanti e dalla loro causa, il 9 settembre, senza alcun preavviso, l’Autorità competente per l’Informatica e le Comunicazioni (BTK), un ente pubblico, ha bloccato l’accesso alla pagina Facebook ufficiale del Sindacato Indipendente dei Minatori.

In risposta a questo atto di censura il Sindacato Indipendente dei Minatori ha dichiarato: 

“Vi sfidiamo a chiudere il nostro sindacato.”

A piedi nudi fino ad Ankara e la voce del silenzio

Nonostante gli incessanti sforzi dello stato-partito e di Fernas Mining di porre fine allo sciopero, i minatori hanno deciso di marciare fino alla capitale Ankara.

Per sette giorni hanno camminato a piedi nudi da Soma ad Ankara. Sebbene il loro percorso venisse ostacolato in prossimità della periferia della città, i minatori e i loro sostenitori sono riusciti ad aprirsi un varco e a proseguire. Nel frattempo, con il perdurare delle proteste ad Ankara, Nasıroğlu, facendo leva sulla sua posizione di parlamentare, ha utilizzato la sua piattaforma per rivolgersi ai minatori in sciopero e al Sindacato Indipendente dei Minatori nel tentativo di screditare la loro lotta.

Al 50° giorno di sciopero i minatori, frustrati dalla mancata risoluzione della controversia nonostante i ripetuti chiarimenti delle loro rimostranze, hanno dato inizio a uno sciopero della fame, giurando di restare in silenzio finché non si fosse trovata una soluzione. Prima di iniziare il periodo di silenzio, stesi sul cemento nel centro di Ankara, hanno annunciato:

“Da questo momento restiamo in silenzio. Adesso tocca a voi parlare per noi.”

Solidarietà diffusa e vittoria finale

In risposta all’annuncio e alla richiesta degli scioperanti, in 18 città si sono svolte circa 40 veglie di solidarietà, mentre innumerevoli video solidali venivano diffusi sui social, alcuni organizzati o diffusi da gruppi e collettivi politici e altri da singoli cittadini a sostegno della causa dei minatori.

Al terzo giorno dello sciopero della fame dei minatori, corrispondente al 53° giorno di protesta, e sotto la crescente pressione dell’opinione pubblica, il proprietario di Fernas Mining e parlamentare, Ferhat Nasıroğlu, ha infine accettato di incontrare i lavoratori per avviare una negoziazione.

Dopo altre due riunioni tra la delegazione dei lavoratori e l’amministrazione dell’azienda, il Sindacato Indipendente dei Minatori ha annunciato la fine della protesta e dello sciopero della fame con una decisiva vittoria ottenuta senza compromessi. I minatori sono tornati vittoriosi a Soma, sotto la guida del Sindacato Indipendente dei Minatori, acclamati dalle loro famiglie, da membri del Sindacato Indipendente dei Minatori, da altri minatori e dalla comunità.

Available in
EnglishFrenchItalian (Standard)Portuguese (Brazil)SpanishGermanArabic
Translators
Cora Annoni, Alessio Coci and ProZ Pro Bono
Date
27.01.2025
Source
Umut-SenOriginal article🔗
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