Indigenous rights

La caduta di El-Fasher: un nuovo capitolo nella pulizia etnica del Darfur

La conquista della storica capitale del Darfur, El-Fasher, da parte delle RSF supportate dagli Emirati Arabi Uniti segna un'escalation catastrofica, consolidando una campagna ventennale di pulizia etnica.
La caduta di El-Fasher nelle mani delle Forze di Supporto Rapido (RSF) supportate dagli Emirati Arabi Uniti segna un culmine strategico e genocida della guerra in Sudan. Con la conquista della capitale del Darfur, le RSF hanno intensificato una campagna ventennale di pulizia etnica e scatenato una catastrofe umanitaria.

La peggiore crisi umanitaria del mondo ha appena trovato un nuovo epicentro. La conquista di El-Fasher segna l'inizio di un capitolo sempre più grave nella storia del Sudan.

La conquista di El-Fasher, nel Darfur settentrionale, da parte delle Forze di Supporto Rapido (RSF) supportate dagli Emirati Arabi Uniti (UAE) il 26 ottobre 2025, segna una svolta catastrofica nella guerra civile sudanese e segnala un’agghiacciante continuazione del modello decennale di pulizia etnica della regione. Con oltre 260.000 civili intrappolati nella città assediata, la caduta dell'ultima grande roccaforte delle Forze Armate Sudanesi (SAF) in Darfur ha immediatamente prodotto terrificanti notizie di esecuzioni di massa, sfollamenti diffusi e l'aggravarsi di una crisi umanitaria già considerata la peggiore al mondo.

L'importanza storica di El-Fasher

El-Fasher è più di una semplice capitale, poiché non è solo la capitale storica del Sultanato del Darfur ma anche una porta d’accesso fondamentale che collega il Sudan all’Africa centrale e occidentale. La sua importanza strategica e simbolica è immensa. La città è stata a lungo un rifugio per gli sfollati interni (IDP) da quando è scoppiata la prima guerra del Darfur nel 2003, quando le milizie Janjaweed, il diretto precursore delle RSF, hanno scatenato una campagna di terrore contro i gruppi indigeni non arabi.

La ribellione del 2003 è stata avviata dai movimenti di liberazione del Darfur, composti principalmente da gruppi indigeni non arabi come i Masalit, gli Zaghawa e i Fur come risposta a decenni di emarginazione da Khartoum e al trattamento preferenziale riservato ai gruppi nomadi arabi, che ha permesso loro di invadere le terre agricole indigene. La caduta della città nelle mani delle RSF, un gruppo direttamente legato agli autori del genocidio del 2003, invia un segnale profondo e terrificante alla popolazione non araba della regione.

L'evoluzione della posizione dei movimenti del Darfur

Dopo la destituzione dell'allora presidente Omar al-Bashir nel 2019, è stato firmato l'Accordo di Pace di Juba (JPA). Tra i principali firmatari c'erano i movimenti di liberazione del Darfur guidati dal Movimento/ Esercito di Liberazione del Sudan (SLM/A) di Minni Minawi e dal Movimento per la Giustizia e l'Uguaglianza (JEM) di Jebril Ibrahim, che si sono allineati con il governo di transizione, allora comprendente sia SAF che RSF.

Quando nell'aprile 2023 è scoppiata la guerra tra SAF e RSF, questi movimenti del Darfur inizialmente hanno adottato una posizione di neutralità, chiedendo il cessate il fuoco e istituendo la Forza Congiunta di Protezione del Darfur per salvaguardare i civili. Tuttavia, questa neutralità è stata distrutta dopo che l'RSF ha condotto una brutale campagna di pulizia etnica contro il gruppo Masalit a El Geneina, nel Darfur occidentale, causando uccisioni di massa e sfollamenti.

Entro novembre 2023, quattro movimenti delle Forze Congiunte del Darfur, tra cui JEM e SLM/A-Minawi, hanno rinunciato con riluttanza alla loro neutralità e si sono allineati con le SAF, lo stesso esercito che aveva orchestrato il genocidio contro di loro due decenni prima. Questa mossa, guidata dal chiaro intento genocida mostrato dalle RSF, ha posto le ex vittime insieme ai loro ex aguzzini contro una minaccia esistenziale comune e più immediata.

L'assedio e la catastrofe umanitaria

Dall'inizio della guerra, l'RSF ha ottenuto il controllo di quattro dei cinque stati del Darfur, con il Nord Darfur, e in particolare El-Fasher, che è rimasto una zona parzialmente contesa. All'inizio del 2025, quando le SAF hanno guadagnato terreno negli stati centrali come Khartoum e Gezira, sono aumentati i timori per cui l'RSF avrebbe deciso di occupare l’intero territorio del Darfur per compensare le perdite.

L'intensificazione dell'assedio di El-Fasher ha avuto inizio nei primi mesi del 2025, dimostrando la chiara intenzione di consolidare il controllo sull'intera regione del Darfur. L'impatto umanitario è stato devastante.

Nell'aprile 2025, le RSF hanno attaccato il campo di Zamzam, il più grande insediamento di sfollati interni del Sudan alla periferia di El-Fasher, che all'inizio del 2025 ospitava circa 500.000 residenti. I rapporti dell'aprile 2025 indicavano che le RSF hanno lanciato un massiccio assalto di terra, con conseguente uccisione di civili e incendio di parti del campo. Gli operatori umanitari hanno notato che la popolazione era già crollata del 70%, da 700.000 in marzo a 200.000 in settembre. Migliaia di famiglie furono nuovamente sfollate con la forza, molte delle quali in fuga a sud verso Tawila, che ora ospita circa 600.000 sfollati (ReliefWeb/UN News, ottobre 2025). I residenti del campo, già affamati e bombardati, sono stati sottoposti a ulteriori saccheggi e violenze.

L'assedio durato 18 mesi ha portato a un grave blocco umanitario. Nell'ottobre 2025, almeno 20 civili sarebbero stati uccisi negli attacchi delle RSF che hanno preso di mira l'ultimo ospedale rimasto e una moschea a El-Fasher, dove gli sfollati hanno cercato rifugio, evidenziando la natura indiscriminata della violenza.

La caduta della Sesta Divisione e le atrocità immediate

Il premio finale per l'RSF era la base della 6ª Divisione di Fanteria delle SAF a El-Fasher. La sua caduta, il 26 ottobre 2025, ha confermato la conquista della città e ha segnalato l'effettivo controllo dell'RSF sull'intera l'intera regione del Darfur, confermando gli avvertimenti degli analisti su una potenziale divisione del Sudan.

Subito dopo, le notizie di atrocità sono state diffuse ovunque. Il Sudan Doctors Network ha affermato che decine di persone sono state uccise in un "orribile massacro... in un crimine di pulizia etnica" dopo la presa della base militare da parte delle RSF. L'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM) ha riferito che tra 2.500 e 3.000 persone sono state sfollate dalla città solo il 26 ottobre, con altre migliaia di sfollati nei giorni precedenti. Video, sebbene difficili da verificare a causa di un blackout delle telecomunicazioni, sono circolati online, presumibilmente mostrando combattenti delle RSF rimproverare e giustiziare uomini accusati di essere soldati.

Dimensioni geopolitiche e il "Quad"

Il tempismo della caduta di El-Fasher sembra essere direttamente collegato ai colloqui di pace indiretti in corso facilitati dal "Quad", composto da Stati Uniti, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita ed Egitto. I colloqui mirano principalmente a garantire una tregua umanitaria di tre mesi e un cessate il fuoco permanente.

Il principale mediatore per gli Stati Uniti in questi negoziati è Massad Boulos, un uomo d'affari libanese-americano e consigliere senior per l'Africa del presidente Donald Trump, nonché suocero della figlia più giovane di quest’ultimo. Boulos, che non ha alcuna esperienza precedente nota nella risoluzione dei conflitti sudanesi, ha guidato i colloqui sulla base di un programma elaborato dal Quad che include l'interruzione dell'assistenza straniera alle parti in guerra.

Molti analisti considerano la presa di El-Fasher da parte dell'RSF come una mossa strategica incoraggiata dagli Emirati Arabi Uniti per rafforzare la posizione negoziale dell'RSF. Gli Emirati Arabi Uniti sono stati ripetutamente accusati di fornire sostegno militare diretto all'RSF, spesso sotto la copertura di missioni umanitarie, accuse che gli Emirati Arabi Uniti negano, ma che un gruppo di esperti delle Nazioni Unite ha giudicato "credibili.”

Assicurandosi il controllo completo del Darfur, una regione che confina con il Sud Sudan, la Repubblica Centrafricana, il Ciad e la Libia, l'RSF e i suoi benefattori esterni ottengono il controllo di un'area vasta e strategicamente cruciale. Questo consolidamento è visto da alcuni come una manifestazione esplicita di un ordine neocoloniale più ampio in cui le potenze regionali allineate ai sionisti cercano di controllare la sicurezza e l'economia degli stati africani, consolidando potenzialmente una divisione politica del Sudan. Il nuovo governo regionale dell'RSF, sostenuto dagli Emirati Arabi Uniti, ottiene una potente leva in qualsiasi futuro negoziato, rendendo una pace sostenibile e giusta una prospettiva sempre più lontana per il popolo non arabo del Darfur

Mosaab Baba è membro fondatore del Forum Panafricano - Sudan e in precedenza un membro del movimento Girifna in Sudan. Negli ultimi anni Mosaab è stato consulente principale per la rete Ayin, oltre a collaborare con i nuovi attori sociali dopo la rivoluzione del 2019.

Available in
EnglishSpanishPortuguese (Brazil)GermanFrenchItalian (Standard)Arabic
Author
Mosaab Baba
Translators
Antonio Mastellone and Cora Annoni
Date
12.11.2025
Source
Black Agenda Report (BAR)Original article🔗
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