Il seguente testo è scritto e approvato da vari artisti e operatori culturali di tutto il mondo, ognuno dei quali ha investito nel patrimonio culturale e nell'importanza odierna dell'arte e della cultura nella lotta internazionalista. Se vuoi partecipare attivamente a Arte dell’internazionalismo contattaci presso [email protected].
L'arte dell'internazionalismo si sviluppa a partire da una concezione del mondo basata sul luogo, fondata sulle storie locali, radicata nelle nostre comunità e nelle nostre terre, e intimamente connessa attraverso le geografie, a sostegno delle nostre lotte comuni per l'uguaglianza e la giustizia sociale. L'arte dell'internazionalismo sostiene sia l’abilità che permette di organizzare la solidarietà transnazionale e planetaria, sia il ruolo critico dell'arte e della cultura internazionalista che aiuta a plasmare le nostre lotte e i nostri desideri comuni.
L'internazionalismo - nella storia così come al giorno d’oggi - difende l'arte e la cultura come parte di un bene collettivo nell’ambito di un interesse condiviso, perché contribuisce al nostro immaginario collettivo di uguaglianza e di giustizia sociale. Per trasformare il mondo, il cambiamento ha bisogno di essere immaginato; deve avere una forma, ma anche tatto, suono, gusto, percezione e tempo. L'arte e la cultura internazionalista stimolano il desiderio di un cambiamento materiale per garantire forme di vita egualitarie. È parte della trasformazione culturale, economica e politica di cui il mondo ha disperatamente bisogno.
Nel sistema del capitalismo globalizzato, le opere d'arte più in vista si sono trasformate in azioni o beni e gli artisti di maggior successo commerciale sono diventati aziende. Per l’uno per cento della popolazione , l'arte è diventata una solida opportunità di investimento con interessanti vantaggi fiscali. Noi, in quanto popolo, possiamo accedere ad alcune di queste opere d'arte in musei e gallerie dichiarati pubblici, ma la maggior parte di noi è in gran parte priva dei diritti di proprietà sull'arte accumulata nei porti franchi e nei palazzi privati dei super ricchi.
L'arte e la cultura accumulata da un decimo dell'uno per cento della popolazione fa parte del loro mondo, non del nostro. L'arte e la cultura del mondo che vogliamo è internazionalista, popolare e comunitaria. È la cultura materiale dei nostri movimenti sociali, il linguaggio del contropotere che ci tiene insieme come un "noi" insistente e pluralista. È un'arte che si fonda sulle nostre lotte comuni per dare forma a una nuova solidarietà planetaria e al potere popolare. Non solo per affermare chi siamo, ma per prefigurare la comunità che dobbiamo ancora diventare: persone in divenire.
L'arte e la cultura internazionaliste emergono dalle e attraverso le lotte internazionaliste, ognuna delle quali appartiene a un luogo e a un momento. In ognuno di questi movimenti, gli artisti e gli operatori culturali svolgono un ruolo chiave per aiutare ad ideare la trasformazione delle nostre società, sia che si tratti di autodeterminazione indigena, rivoluzioni socialiste, rivolte anticolonialiste, diritti civili e liberazione dei neri, sindacalizzazione della classe operaia, resistenza antifascista, antirazzista e antimperialista, femminismo, movimenti LGBTQIA+, nazioni apolidi, organizzazioni di migranti e rifugiati senza documenti, diritti dei disabili o giustizia climatica. Mentre ognuna di queste lotte è particolare per il suo contesto, un cambiamento specifico ottenuto attraverso una di esse è contemporaneamente un cambiamento per il mondo.
L'arte e la cultura hanno sempre contribuito all'impegno del popolo di rendere visibili le ingiustizie del passato e del presente e dare forma a un futuro nuovo e giusto. Questa è la traiettoria dell'immaginario radicale, artistico e culturale adottata dalla piattaforma dell'Arte dell'Internazionalismo, attraverso la quale puntiamo a creare le nostre forme d'arte internazionaliste, così come le sue infrastrutture per la produzione artistica, la distribuzione culturale e il considerevole scambio.
La capacità di rendere visibili le ingiustizie e di immaginare di nuovo il nostro mondo appartiene a ciascuno di noi. Essa contribuisce e rafforza il nostro senso di appartenenza e l'impegno critico con le realtà che abitiamo, unendo le comunità di tutto il mondo in un obiettivo comune. L'arte e la cultura internazionalista non solo contribuiscono a plasmare questo contropotere nel nostro passato e nel presente, ma ci aiutano anche ad immaginare le comunità che dobbiamo ancora diventare attraverso i molti mondi di solidarietà internazionale, transnazionale, planetaria, terrestre, comunista e cosmopolitica che facciamo sorgere insieme.
Il nostro obiettivo per la piattaforma Arte dell'Internazionalismo è quello di:
1. Rendere l’arte un bene comune
L'immaginazione appartiene a tutti. Gli artisti e gli operatori culturali sviluppano competenze specifiche che devono essere riconosciute, ma l'esperienza emancipatrice e la gioia di fare arte, musica e teatro devono essere accessibili a tutti. È fondamentale rimuovere le barriere di qualsiasi tipo affinché la maggior parte del popolo possa accedere al patrimonio artistico e culturale comune, così come partecipare alla sua creazione, perché questi sono beni comuni che vengono continuamente definiti collettivamente. Il nostro obiettivo è quindi quello di sviluppare un'arte e una cultura comune che reinventi l'internazionalismo del XXI secolo sotto forma di simboli (digitali), manifesti, video, pubblicazioni, progetti e manifestazioni pubbliche, che possano essere accessibili o condivisi, studiati e vissuti gratuitamente. La nostra arte e la nostra cultura desiderano viaggiare in lungo e in largo come la nostra solidarietà, e ciò significa che avvieremo e sosterremo generose forme di cultura pubblica distributiva on e offline.
2. Sostenere le campagne dei membri dell’IP e delle campagne alleate
L'arte e la cultura fanno parte della lotta. Per creare un cambiamento dobbiamo prima immaginare il cambiamento. Pertanto, gli artisti e gli operatori culturali che sono coinvolti, allineati o ispirati dai movimenti popolari per la giustizia sociale e l'uguaglianza sono essenziali per il successo di questi movimenti. L'arte e la cultura internazionalista si basa sulla creatività collettiva dei movimenti popolari e noi puntiamo a contribuire in modo critico e solidale al lavoro artistico e culturale in relazione ai partiti politici progressisti, ai sindacati, alle organizzazioni indigene e ai movimenti sociali che fanno parte dell'Internazionale Progressista, così come a quello dei loro sostenitori.
3. Esplorare le pedagogie dell'arte e della cultura internazionalista
Il nostro obiettivo è quello di imparare e contribuire alla vasta storia dell'arte e della cultura dei popoli indigeni e delle nazioni senza Stato, nelle rivoluzioni anticoloniali e socialiste, nei diritti civili e nella liberazione dei neri, antirazzista, classe operaia, femminista, LGBTQIA+, nei diritti dei rifugiati, nella disabilità e nei movimenti ecologisti per creare nuove narrazioni pluraliste dell'arte internazionalista. A differenza delle traiettorie eurocentriche dell'arte che sono state centrate sul cosiddetto genio individuale maschile bianco moderno, noi cerchiamo di esplorare e sperimentare con pedagogie che guidano verso un’educazione reciproca e una narrazione intersezionale.
4. Allearsi alle istituzioni comunali progressiste
Molti musei, teatri e centri culturali soffrono pressioni autoritarie e neoliberali da parte di governi e corporazioni. Chiediamo agli attori progressisti all'interno delle istituzioni esistenti di lavorare con noi per sostenere la creazione, la circolazione, la ricerca e l'educazione dell'arte e della cultura internazionalista. Attraverso questo lavoro, intendiamo sviluppare un'infrastruttura internazionalista dell'arte e della cultura sotto la proprietà, il governo e la cura comuni.
5. Abolire il razzismo culturale, il patriarcato e il fascismo
L'imperialismo, il colonialismo, il fascismo e le sue narrazioni razziste e patriarcali hanno cercato di cancellare i contributi culturali e artistici degli indigeni, dei neri [VG14] e dei popoli di colore, della classe operaia, delle donne, della comunità LGBTQIA+, delle nazioni senza stato, dei rifugiati, delle persone senza documenti e diversamente abili. Ci impegniamo nel progetto di decolonizzazione e lotta antifascista nella nostra piattaforma e nelle istituzioni culturali in generale, chiedendo una ridistribuzione strutturale del potere, riparazioni coloniali e quote per far rispettare la parità di rappresentanza. Rifiutiamo la supremazia fabbricata della storia dell'arte occidentale; riconosciamo e ci basiamo sull'eredità delle storie pluraliste anti-coloniali e anticapitaliste dell'arte e della cultura che sono esplose nelle lotte popolari di tutto il mondo. Ci opponiamo alla strumentalizzazione dell'arte per scopi autoritari di qualsiasi tipo.
6. Difendere i diritti dei lavoratori culturali
Arte e cultura richiedono lavoro. Gli artisti e gli operatori culturali contribuiscono ai beni comuni culturali e generano valori sociali. Il loro lavoro deve essere riconosciuto come tale, retribuito e gli artisti meritano gli stessi benefici sociali di qualsiasi altro membro della società. Invitiamo gli enti organizzativi degli operatori culturali a unirsi alla piattaforma Arte dell'internazionalismo al fine di creare un fronte comune per un'adeguata retribuzione e sicurezza sociale, compresi il congedo parentale e il pensionamento.
7. Sostenere i movimenti sociali
Invitiamo gli artisti e gli operatori culturali a contribuire per sostenere le organizzazioni aderenti all’Internazionale Progressista e i nostri sostenitori. Seppur puntando a un futuro dell'arte che non sia fondato sul mercato, in situazioni di necessità, organizzeremo delle raccolte fondi, in quanto possono essere un modo per riallocare le risorse esistenti per fornire risorse che sono essenziali ai nostri obiettivi e ideali.
Così come l'arte e la cultura internazionaliste contribuiscono a immaginare e plasmare molti mondi passati, presenti e futuri, così questo testo di princìpi e pratiche si trasformerà continuamente man mano che la comunità di artisti e operatori culturali nella piattaforma Arte dell'Internazionalismo crescerà. Questo testo sarà quindi rivisitato e riveduto su base biennale.
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Moussa Ag Assarid è uno scrittore, narratore, giornalista e attivista nato nel Sahara tra Timbuktu e Gao. Ha scritto diversi libri, tra cui Children of the Sand: A Tuareg School (2008), e sta attualmente sviluppando le risorse di energia solare in Nord Africa. Come attivista politico, Ag Assarid partecipa con le coalizioni di Kel Tamasheq (Tuareg), Songhai, Fula e dei popoli arabi per aumentare i diritti politici nella regione del Sahara e del Sahel (Azawad).
Zdenka Badovinac è curatrice, scrittrice. Dal 1993 al 2020 è stata direttrice del Museo d'arte moderna di Lubiana (MG+MSUM) Il suo libro più recente si intitola Cameratismo: Curare, Arte e Politica nell’Europa Post-Socialista (Curatori Internazionali Indipendenti - ICI), pubblicato a New York nel 2019. Badovinac è un membro fondatore della confederazione museale L'Internationale.
Libia Castro (Spagna) e Ólafur Ólafsson (Islanda) hanno iniziato a lavorare insieme nel 1997. La loro sede è a Rotterdam e lavorano regolarmente da Reykjavik e Málaga. Sono artisti collaborativi e multidisciplinari, la cui pratica è informale, critica e socio-politica. Si sono uniti a gruppi di attivisti e hanno invitato altri artisti, altri professionisti e persone di ogni ceto sociale a lavorare in tandem con l'arte e l'attivismo.
Il collettivo Chto Delat (Cosa va fatto?) è stato fondato all'inizio del 2003 a San Pietroburgo da un gruppo di artisti, critici, filosofi e scrittori con l'obiettivo di fondere teoria politica, arte e attivismo.
Concerned Artists of the Philippines (CAP) è un'organizzazione filippina di artisti e operatori culturali che lavora per rafforzare la libertà d’espressione e il movimento popolare verso giustizia, nazionalismo e democrazia. . Co-fondato nel 1983 da Lino Brocka, Artista Nazionale per il Cinema.
Disarming Design from Palestine è una piattaforma di design che stimola il pensiero per lo sviluppo e la presentazione del design contemporaneo dalla Palestina, diffondendo narrazioni alternative sulla vita sotto occupazione e investendo in pratiche creative come forme di resistenza e resilienza.
Charles Esche è uno scrittore, curatore, membro di Democracy in Europe Movement 2025 (DiEM25) e direttore del Van Abbemuseum di Eindhoven. L'ente è membro della confederazione museale L'Internationale, un co-progetto con altre 6 istituzioni europee.
Etcétera è un collettivo multidisciplinare creato a Buenos Aires nel 1997. Nel 2005, insieme ad altri artisti e attivisti, ha fatto parte della fondazione del Movimento Internazionale Errorista, un'organizzazione che rivendica l'errore come filosofia di vita.
iLiana Fokianaki è una scrittrice e curatrice con sede ad Atene e Rotterdam, oltre che direttrice di State of Concept, la prima istituzione d'arte contemporanea ad Atene che promuove la pratica socialmente e politicamente impegnata di artisti e operatori culturali greci e internazionali.
Varsha Gandikota-Nellutla è un'attivista femminista di Hyderabad, India. È la coordinatrice del Progetto e membro del gabinetto dell’Internazionale Progressista (IP) e membro del Gabinetto, l’organo esecutivo dell’IP.
Paweł Wargan è il Coordinatore del Segreteriato dell’Internazionale Progressista, il corpo responsabile delle attività quotidiane dell’organizzazione. Nativo di Gdańsk, in Polonia, risiede attualmente tra Berlino, Germania, e Mosca, Russia.
Quinsy Gario è un artista visivo e performativo e poeta nato a Curaçao e cresciuto a St. Maarten, ma attualmente attivo professionalmente in Olanda. Si concentra sul ricordo decoloniale e sulle azioni che il ricordo può generare. Il suo lavoro più noto, Zwarte Piet Is Racisme (2011-2012), ha criticato la nozione generale che circonda la figura e la pratica razzista olandese di "Zwarte Piet" (Black Pete [il personaggio che accompagna San Nicola e che rappresenta un moro]).
Paul Goodwin è un curatore, ricercatore e teorico urbano con sede a Londra. La ricerca e gli interessi curatoriali di Goodwin abbracciano i campi dell'arte transnazionale, dell'urbanistica e della pratica curatoriale, con particolare attenzione all'arte della diaspora africana e alle culture visive. Il Professor Goodwin è Presidente della Cattedra di Arte Contemporanea e Urbanistica e Direttore del Centro di Ricerca TrAIN (Transnational Art, Identity & Nation) dell'Università delle Arti di Londra.
Diyar Hesso è regista, insegnante, produttore, organizzatore, teorico cinematografico rivoluzionario e co-fondatore della Rojava Film Commune, nella regione autonoma di Rojava, nel Kurdistan occidentale (Siria del Nord). È produttore di La fine sarà spettacolare (Ersin Çelik dir., 2019) e direttore della fotografia di Storie di città distrutte (Sêro Hindê, 2016).
Maria Hlavajova, fondatrice e direttrice artistica di BAK (basis voor actuele kunst), Utrecht, dal 2000. Nel 2008-2016 è stata direttore artistico e di ricerca dell'EX OCCIDENTALE. Hlavajova ha fomentato e (co-)organizzato numerosi progetti presso BAK e non solo, tra cui la serie Propositions for Non-Fascist Living (2017-ongoing), Future Vocabularies (2014-2017), e New World Academy (con l'artista Jonas Staal, 2013-2016).
María Inés Plaza Lazo è scrittrice, critica d'arte e curatrice, fondatrice e direttrice di Arts of the Working Class. È anche fondatrice de L'Union des Refusés, un'organizzazione globale anti-burocratica basata sul libro The Hologram (Cassie Thornton, 2020), un modello intercambiabile di lavoro collettivo ispirato alle Cliniche di Solidarietà Greche per aiutare i lavoratori (dell'arte) a convertire il mondo dell'arte in un sistema di assistenza reciproca. Vive e lavora tra Berlino e Guayaquil, Ecuador.
Lisa Ito è scrittrice, curatrice e operatrice culturale. È il segretario generale di Concerned Artists of the Philippines (CAP), un'organizzazione di artisti e operatori culturali progressisti con sede nelle Filippine.
Komîna fîlm a Rojava (Comune Rojava Film) è un'associazione culturale fondata nel 2015 da registi locali e internazionali nell’ambito della rivoluzione di Rojava. La comune crea e proietta film, sostiene i registi locali e forma nuovi talenti per riportare la cultura del cinema nella regione.
Sven Lütticken insegna storia dell'arte alla Vrije Universiteit di Amsterdam e teoria all'Istituto d'Arte Olandese. È l'autore di Secret Publicity: Saggi sull'arte contemporanea (2006), Idoli del mercato: L'iconoclastia moderna e lo spettacolo fondamentalista (2009), Storia in movimento: Il tempo nell'era dell'immagine in movimento (2013) e La Rivoluzione Culturale: La pratica estetica dopo l'autonomia (2017).
MARCH è una rivista internazionale di arte e strategia fondata da Sarrita Hunn e James McAnally e pubblicata da The Luminary (St. Louis, MO US). MARCH abbraccia l'editoria come atto di protesta per affrontare le questioni sociali e politiche critiche del nostro tempo.
Golrokh Nafisi è un illustratore, animatore e burattinaio che sperimenta delle performance nello spazio pubblico. Nafisi lavora attraverso corpi e ideologie per immaginare e plasmare nuove forme di azione collettiva.
Not An Alternative è un'organizzazione collettiva e no-profit che lavora all'intersezione tra arte, attivismo e teoria. Ha la missione di influenzare la comprensione popolare di eventi, simboli, istituzioni e storia. Attraverso un'intensa attività di ricerca critica e di progettazione, il gruppo cura e produce interventi sullo spazio materiale e immateriale, mettendo insieme strumenti provenienti dall'arte, dall'architettura, dall'allestimento espositivo e dall'organizzazione politica.
Ahmet Öğüt vive e lavora tra Amsterdam e Istanbul. Come promotore socio-culturale e artista trasversale, Öğüt cerca costantemente collaboratori al di fuori del mondo dell'arte, trovando modi unici per affrontare complesse questioni sociali che vanno dalla migrazione ai disordini civili.
Gabriel Silveira è un direttore creativo e scrittore brasiliano con sede a Barcellona. Fondatore di Contra, un'agenzia creativa orientata alla strategia e finalizzata all'aiuto a movimenti sociali e politici.
Kuba Szreder è un curatore, autore e docente interdipendente che vive a Varsavia, collabora con consorzi di post-artisti e si impegna nelle lotte dei lavoratori nell'arte.
Jonas Staal è un artista con sede a Rotterdam e ad Atene il cui lavoro si occupa del rapporto tra arte, democrazia e propaganda. È il fondatore del New World Summit (Nuovo Vertice Mondiale) e collabora con diverse organizzazioni politiche, come DiEM25 e il governo autonomo di Rojava.
The Anti-Fascist Year in Poland è un'iniziativa nazionale promossa da una coalizione di istituzioni pubbliche, ONG, movimenti sociali, collettivi artistici, singoli artisti e attivisti. Il suo obiettivo è quello di commemorare tutti gli attivisti antifascisti, uomini e donne, che hanno attivamente resistito al fascismo in passato, e di opporsi al ripetersi nel pubblico dominio di movimenti neofascisti e neonazisti, come qualsiasi partito che promuova e idealizzi pensiero, discorsi e pratiche fasciste.
We Sell Reality è un collettivo open-source di designer sociali senza e con documenti che crea prodotti, installazioni e interventi pubblici con l'obiettivo di fornire una visione della vita dei rifugiati senza documenti e alla ricerca di soluzioni pratiche che possano migliorare le condizioni di vita dei rifugiati in un limbo.
What, How & for Whom/WHW è un collettivo curatoriale formatosi nel 1999 con sede a Zagabria e Berlino. I suoi membri sono Ivet Ćurlin, Ana Dević, Nataša Ilić e Sabina Sabolović, e il designer e pubblicista Dejan Kršić.
Didem Pekün combina ricerca e pratica. Nei suoi film d’essai affronta come la violenza e l’esilio definiscano e distruggano la vita. Membro fondatore di Center for Spatial Justice (MAD – Centro per la giustizia territoriale) di Istanbul, vanta un dottorato di ricerca in Culture Visuali presso Goldsmiths e è attualmente affiliata al Graduate School / Berlin Center for the Advanced Studies in Arts and Sciences @ UdK, Berlin (Centro berlinese di studi avanzati di arte e scienza).
Shela Sheikh insegna alla Goldsmiths, University of London, a Londra, dove indice i corsi di Master in Cultura post-coloniale e politica globale e il Dottorato in Studi culturali. La sua ricerca attuale si concentra sul colonialismo, la botanica e la politica agraria.