Nota del redattore: C’è stata una serie di sistematiche violazioni dei diritti umani in Cile, specialmente durante il periodo del “estallido social” [una serie di manifestazioni e proteste organizzate verificatesi tra ottobre 2019 e marzo 2020]. Le organizzazioni nazionali e internazionali per i diritti umani hanno documentato lesioni agli occhi causate dall'impatto di proiettili di gomma, torture, morti, violenze sessuali e una serie di altri abusi e gravi violazioni. Tutto ciò è stato raccolto in un dossier di prove per portare Sebastián Piñera alla Corte penale internazionale. Per saperne di più, Bruno Sommer ha intervistato il procuratore Mauricio Daza sul canale video Cable a Tierra. Questo è un estratto dell'intervista fatta da El Ciudadano, partner dell’Agenzia. L'intervista completa è disponibile in spagnolo qui.
MD: Sì, è chiaro dalle comunicazioni ufficiali che il governo è preoccupato all’idea che Sebastián Piñera sia accusato penalmente di crimini contro l'umanità. Questo è evidente dal modo in cui l'amministrazione Piñera affronta la questione degli attacchi alla popolazione civile da parte dei Carabineros de Chile (forza di polizia nazionale cilena) e delle forze militari durante lo stato di emergenza, decretato dopo le proteste del 2019.
Quello che ce lo fa pensare, in generale, è che Piñera è stato coinvolto in molti procedimenti giudiziari, per lo più legati a reati economici. Dobbiamo ricordare che è stato perseguito per frode nel famoso caso del Banco de Talca e ci sono stati altri casi legati a società in cui ha ricoperto una posizione di comando o faceva parte del consiglio di amministrazione. Le accuse riguardavano la violazione delle norme in materia di libera concorrenza e delle leggi sul mercato dei titoli, tra cui l'aggiotaggio.
Tuttavia, ora è di fronte a un tipo di accusa molto diverso, che non potrà eludere come di solito fa chi ha potere economico in un paese come il Cile: facendo una telefonata, usando le sue reti d’influenza o quelle dei suoi sostenitori o attraverso i gruppi imprenditoriali o politici su cui ha un certo ascendente.
MD: Esatto, è per crimini contro l'umanità.
MD:A dire il vero, l'idea è nata dall'osservazione di una realtà che è stata evidente per diversi mesi dal 18 ottobre 2018 in poi. Le forze di polizia hanno portato avanti una repressione che non ha comportato solo crimini isolati contro la popolazione civile, ma, a nostro avviso, ha costituito anche un crimine contro l'umanità, poiché abbiamo assistito ad un attacco diffuso e sistematico contro una popolazione civile. Questo si inserisce anche in un contesto in cui le autorità politiche sapevano cosa stava succedendo e non hanno fatto nulla per fermare questa repressione. Abbiamo capito che eravamo di fronte a una situazione molto più grave dei singoli attacchi, che c'era un vero e proprio schema di condotta dietro l'azione della polizia. È chiaro che il poliziotto che compie un attacco specifico e spara i colpi è penalmente responsabile, ma lo sono anche i comandanti dei Carabineros e, soprattutto, le autorità civili.
Sulla base delle regole stabilite nello Statuto di Roma che ha istituito la Corte penale internazionale, è stato introdotto un quadro di sanzioni penali per gli attacchi che colpiscono non solo i diritti delle singole vittime ma offendono anche la coscienza dell'umanità. Per l'applicazione di queste sanzioni è necessario un processo penale.
MD: Lo Statuto di Roma ha stabilito delle regole basate sullo studio degli orrori che risultano dalle azioni repressive degli stati e di altri gruppi che esercitano il potere in un determinato luogo. Queste regole mirano ad impedire che ci si appelli all’immunità e a contrastare la solita difesa a cui si affidano gli accusati in casi come questo.
Cosa dicono di solito le autorità politiche? Dicono: sapete una cosa? La verità è che non c'è nessun ordine diretto, scritto dal presidente, da uno dei suoi ministri, o dal comando dei militari o dei Carabineros, che ordini alla polizia di compiere azioni che violino i diritti umani dei manifestanti. Pertanto, non abbiamo alcuna responsabilità.
Questo è l'argomento fondamentale a cui i dittatori o i gruppi che abusano dei diritti umani in un determinato territorio sono soliti rifarsi Ecco perché per far fronte a questa situazione è stata stabilita la responsabilità diretta.
Lo Statuto di Roma chiarisce che le autorità civili, i comandanti militari, o coloro che nei fatti agiscono come tali, sono penalmente responsabili se erano a conoscenza del fatto che questi attacchi venivano commessi e non hanno preso misure efficaci per prevenirli.
Quindi, si consideri la situazione di un presidente o di un ministro o di un capo della polizia, che sa che questi attacchi vengono commessi, ma che non fa nulla di efficace per fermarli. Non basta fare una dichiarazione pubblica, un appello generale, no: ci vuole un'azione efficace, non un saluto alla bandiera. Se non lo fanno, sono nella stessa posizione della persona sul campo che spara, che attacca, che provoca il danno. Questa è una norma speciale dello Statuto di Roma, ed è anche contenuta nella legge 20.357 che definisce questi crimini nella legislazione nazionale cilena.
Quindi, come ho detto, non è necessario che Piñera abbia dato un ordine, emanato un decreto, inviato una mail. È sufficiente che sapesse e non abbia fatto nulla di efficace, che non abbia esercitato tutto il suo potere per evitare che ciò accadesse, e secondo noi è proprio quello che è successo.
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