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Nel 2003, il colosso agrochimico Syngenta divulgò una pubblicità controversa sui giornali argentini. Mostrava una mappa del Sud America con una grande porzione del Cono Sud (Bolivia, Paraguay, Argentina e Brasile) evidenziata in verde ed etichettata come "Repubblica Unita della Soia". L'annuncio fu criticato come un'espressione di avidità neocoloniale diretta a una delle esportazioni più redditizie della regione. Gli echi delle "repubbliche delle banane" del XX secolo, economie di esportazione mal sviluppate e governate da brutali burattini delle multinazionali statunitensi, erano palesi.
Le implicazioni dell'annuncio erano ovvie: per le multinazionali dell'agricoltura, il popolo dell'America Latina non conta, e tanto meno contano le pratiche di lavoro eque o la santità dei governi democraticamente eletti. Queste aziende vedono solo il profitto, e sono più che disposte a riorganizzare la regione a loro piacimento per arricchirsi. Aziende agroalimentari come Syngenta, Monsanto e Bayer si sono insinuate nei governi di tutta la regione e [attraverso questi governi] hanno poi facilitato l'esproprio ai campesinos rurali: espellendoli dalle loro case, disboscando le loro terre, uccidendoli se diventano troppo ribelli, in modo che la terra possa essere acquistata dai loro amici delle multinazionali.
Nelle parole di Joel E. Correia, "la soia è un nodo centrale nelle reti di relazioni sociali, politico-economiche, scientifiche ed ecologiche radicate, che rimodella e riterritorializza molti stati del Sud America. Alcuni studiosi si riferiscono a questo violento processo neocoloniale come la sojización, o "conversione alla soia", del Cono Sud.
La produzione di soia è fondamentale per il funzionamento politico ed economico dello stato paraguaiano. Infatti, la sojización ha recentemente giocato un ruolo decisivo nella politica nazionale del paese. Come notato in precedenza, una parte integrante della conversione alla soia è lo sfratto dei contadini rurali in modo che la loro terra possa essere acquistata dalle multinazionali dell'agricoltura. Nel 2012 uno sfratto di questo tipo ha portato a un massacro, uno scandalo nazionale e un colpo di stato legale contro il presidente di sinistra Fernando Lugo.
Il 15 giugno 2012, 300 agenti di polizia scesero nella città di Curuguaty per sfrattare 70 contadini senza terra dalla loro proprietà. Questa terra era appartenuta allo stato prima che il dittatore militare Alfredo Stroessner, che aveva governato per un periodo di 35 anni noto come Stronato (1954-1989), trasferisse la proprietà a un amico. Lo scontro, i cui dettagli esatti sono poco chiari, portò alla morte di 11 campesinos e sei poliziotti. Le forze di destra nel Congresso usarono le uccisioni come pretesto per tradimento del presidente Lugo, che, come ex vescovo, studente di teologia della liberazione e primo capo di stato progressista nella storia del paese, era visto come pericolosamente comprensivo verso la situazione dei contadini.
La caduta di Lugo, che era una spina nel fianco delle multinazionali dell'agricoltura, fu immediatamente seguita da una lotta per placare queste potenti forze. Il presidente successivo, Federico Franco del centrista Partito Liberale Radicale Autentico (PLRA), implementò rapidamente riforme neoliberali che permisero alle multinazionali di produrre 19 colture geneticamente modificate in Paraguay, mentre solo una (una soia prodotta da Monsanto) era stata approvata prima del massacro di Curuguaty.
La condanna di Lugo fu il secondo contrattacco riuscito contro i governi anti-neoliberali della "marea rosa" che erano saliti al potere in America Latina negli anni 2000. Il primo fu il colpo di stato militare del 2009 che depose il presidente honduregno Manuel Zelaya, ma, significativamente, il modello di "golpe legale" del Paraguay sarebbe stato riprodotto in Brasile per rimuovere la presidente Dilma Rousseff nel 2016 e spianare la strada all'ascesa alla presidenza di Jair Bolsonaro due anni dopo. Da una prospettiva regionale, non sarebbe iperbolico dire che il crollo temporaneo dei governi di sinistra in tutta l'America Latina fu in parte presagito dall'economia politica della soia paraguaiana.
La produzione di soia non è sempre stata al centro della vita politica ed economica del Paraguay. Piuttosto, la sojización ha gradualmente stretto la sua presa sul paese dai tempi di Stroessner. Gli studiosi sono generalmente d'accordo sul fatto che ci sono state due principali ondate di conversione alla soia in Paraguay. La prima è stata guidata dagli statuti agrari pre-neoliberali dello Stronato e la seconda dall'introduzione nel paese di varianti di soia geneticamente modificate. Correia, tuttavia, introduce una terza fase. Egli postula che "il violento rifiuto della politica post-neoliberale sposata dall'ex presidente Fernando Lugo ha segnato l'inizio di una terza ondata di sojización definita dalla violenza guidata dallo stato e da nuove neoliberalizzazioni della natura", cioè nuovi metodi per privatizzare, sfruttare e trarre profitto dai processi di crescita e coltivazione della soia in Paraguay.
Il populismo agrario di Lugo e la sua posizione di outsider politico avevano colpito favorevolmente una popolazione di campesinos in pericolo. Tuttavia, l'inesorabile periodo di Stronato impedì ogni suo tentativo di riforma. La sua lotta per imporre una tassa del cinque per cento sulle esportazioni di soia fu soppressa, e quando firmò un ordine esecutivo per limitare l'uso di pesticidi, le potenti multinazionali agricole organizzarono proteste finché non fece marcia indietro.
La rapida politicizzazione del massacro di Curuguaty da parte dell'ordine costituito di destra, insieme a numerose discrepanze nell'indagine ufficiale e l'omicidio di un testimone chiave dei contadini poco prima di testimoniare, hanno portato molti progressisti a credere che l'incidente possa essere stato fabbricato per rimuovere l'aspirante riformista dalla presidenza. Che questo sia vero o no, non si può negare che la magistratura incolpò i contadini per l'incidente e li perseguitò a scapito di un'inchiesta aperta sulle azioni della polizia. Non si può nemmeno negare che il colpo di stato sia stato parte integrante del ritorno al potere del Partito Colorado sotto il presidente Horacio Cartes, che ha continuato il programma del suo predecessore Franco di neoliberalizzazione agricola accelerata.
La violenza di Curuguaty e il colpo di stato quasi istantaneo contro Lugo hanno portato il Paraguay verso "terza ondata" della sojización. Questo è un periodo definito da un aumento della violenza - visibile - dello stato contro i contadini senza terra assieme a una sottomissione ancora più severa dell'agricoltura tradizionale alle dannose efficienze degli OGM.
Dall'approvazione del Decreto 9699/2012 di Franco, la quantità di soia geneticamente modificata coltivata in Paraguay corrisponde al 95% della produzione di soia totale. Negli anni successivi al ritorno del Partito Colorado, l'ex presidente Cartes e l'attuale presidente Mario Abdo Benítez hanno respinto le richieste di aumentare le tasse sulle esportazioni di soia e, anche se Lugo rimane una figura politica nazionale, il dibattito sembra morto e sepolto. La base economica dello Stronato è più salda che mai. Infatti, il presidente Benitez è egli stesso un grande sostenitore dei risultati ottenuti da Stroessner.
Le recenti mobilitazioni contro il regime di Colorado indicano che l'opinione pubblica paraguaiana è diventata ampiamente insoddisfatta dello status quo. Questo potrebbe portare all'elezione di un'altra figura simile a quella di Lugo in futuro, o forse persino di Lugo stesso, ma una cosa è chiara: a meno che non emerga un movimento anti-neoliberale a livello nazionale come è successo in Cile, la conversione alla soia dell'economia paraguaiana che è stata così devastante per l'ecologia del paese e per le popolazioni rurali non sarà mai riformata, figuriamoci smantellata.
Owen Schalk è uno scrittore indipendente le cui aree di interesse includono il post-colonialismo e l'impatto umano dell'economia globale neoliberale.
Foto: WATERLAT GOBACIT / Flickr