Democracy

La Repubblica che soffoca

Il letale inquinamento dell'aria a Delhi rivela il fallimento del governo e la segregazione sociale.
Varsha Gandikota-Nellutla scrive di come il catastrofico inquinamento dell'aria a Delhi sia solo un sintomo di un problema ancora più profondo: il collasso della società. I ricchi si proteggono con soluzioni private, mentre lo Stato si limita a fare scena e a puntare il dito. La scrittrice afferma che l'aria, ultimo vero bene pubblico, avvelena tutti allo stesso modo, mettendo in risalto la futilità di tale segregazione.

Ogni inverno, Delhi soffoca sotto il suo stesso respiro. Il sole si offusca dietro uno spesso muro grigio, l'orizzonte si sfuma, l'aria odora di raccolti bruciati e benzina. Gli abitanti la chiamano ironicamente "la stagione dello smog", come se la lenta asfissia fosse un fenomeno naturale, come il monsone. Chi può scappare, lo fa. Chi resta, ovvero i milioni di lavoratori migranti, addetti alle pulizie, muratori, autisti e tutti coloro che mantengono viva la città, soffoca sotto il peso di una lenta sconfitta.

Negli anni, l'India ha trovato un modo per sopravvivere alle catastrofi: i ricchi semplicemente se ne tirano fuori. Se la sanità collassa, i ricchi costruiscono ospedali privati. Se l'acqua diventa sporca, installano filtri e tubature private. Ogni torrida estate, Delhi si ricostruisce come un arcipelago di fortezze climatizzate, ciascuna una piccola assicurazione contro il collasso del vivere comune. La sanità si compra, l'istruzione è privata, l'acqua è imbottigliata, la sicurezza garantita dalle guardie. La capitale appare come un mosaico di vie di fuga: centri commerciali che brulicano sopra canali di fanghiglia stagnante, quartieri recintati con ascensori separati come ai tempi dell’apartheid che si affacciano sulle baraccopoli che li sostengono.

Si vive sottraendo. Ogni famiglia, ogni futuro, ritaglia la propria isola in mezzo a un mare che crolla. Una logica di separazione, di purezza e contaminazione, che discende dalla più antica storia del subcontinente, dove il vecchio tabù delle caste si reinventa continuamente. Ma l'aria si rifiuta di obbedire. Si infiltra nelle torri di vetro, tra i muri degli edifici, in ogni polmone. Oggi, l'aria di Delhi è quindici volte più inquinata rispetto ai limiti di sicurezza stabiliti dall'OMS, valore sufficiente a ridurre di otto anni l’aspettativa di vita media. Nel 2023, quasi una morte su otto nella capitale è stata causata dall'inquinamento atmosferico. Non una morte improvvisa, ma causata dal lento sopraggiungere di ictus, malattie cardiache, insufficienza respiratoria e nascite di bambini denutriti. L'aria è l'ultimo bene pubblico che non può essere comprato, imbottigliato o recintato, eppure sta avvelenando ogni bambino che gioca all'aperto, povero o ricco che sia. Allora, perché nulla cambia?

Il governo ha risposto mettendo in scena un teatrino. Il governo centrale dà la colpa ai contadini del Punjab, il governo di Delhi punta il dito contro i predecessori. Questo mese, un’inchiesta ha rivelato che gli irrigatori in città non servivano a ridurre lo smog, ma a bagnare i sensori delle centraline e abbassare artificialmente l’indice di qualità dell’aria (AQI), ripulendo i dati invece dell’aria.

Il ministro capo di Delhi ha sostenuto di essersi recata sulle rive del famigerato fiume Yamuna per il Chhath Puja, immergendo i piedi in quello che sembrava un limpido specchio d'acqua. In seguito, i fotografi hanno dimostrato che si trattava di un finto ghat, un bacino artificiale di acqua filtrata isolato dal fiume inquinato, dichiarato “inadatto persino alla balneazione” dal Comitato per il Controllo dell’Inquinamento di Delhi. Non si tratta di un caso isolato. Nell'estate del 2021, quando il Gange divenne un luogo funerario, il New York Times dichiarò che il bilancio totale della pandemia in India superava le 1,6 milioni di morti, numero 14 volte superiore rispetto a quello ufficiale. Il governo, tuttavia, ha rifiutato di pubblicare dati dettagliati, e quando ricercatori e giornalisti hanno iniziato ad analizzare le informazioni del Sistema nazionale di gestione delle informazioni sanitarie per indagare l'eccesso di mortalità, i dati sono stati rimossi dalla rete, come riporta la giornalista Rukmini S. Anche Twitter (ora X) è stato costretto a rimuovere post critici sulla gestione della crisi da parte del governo, compresi foto di cremazioni, richieste di posti letto in ospedale e segnalazioni di carenza di ossigeno. Se pima l'India non poteva respirare, ora non poteva neanche parlare.

La completa assenza di governance e di qualsiasi aspettativa di responsabilità è ciò che oggi definisce la risposta di Delhi all’inquinamento. La città cresce verso l’alto e verso l’esterno, ma senza mai unirsi. Al posto delle politiche ci sono solo accuse; al posto del governo, spettacolo.

Delhi, che esplode con quasi 30 milioni di persone, non è davvero casa per nessuno. Negli ultimi cinque anni, il costo degli immobili nella Regione della Capitale Nazionale è aumentato di oltre l'80%, mentre gli stipendi non hanno mantenuto lo stesso ritmo. Seguendo uno standard di vita dignitosa, il salario minimo mensile di 18.456 rupie è ben lontano dal coprire il costo di un’alimentazione sana, di un alloggio sicuro e delle spese primarie. Quest'estate, quando le temperature hanno superato i 50 gradi Celsius, mettendo a dura prova i limiti scientifici della sopravvivenza umana, decine di lavoratori all’aperto sono morti a causa di colpi di calore, mentre le app della nuova era stringevano il guinzaglio sul precariato. I rider pedalavano affrontando le temperature estreme della città per consegnare acqua e cibo a chi invece stava al sicuro in case climatizzate.

Erano questi i bersagli della tanto lodata campagna di “pulizia” del ministro capo, attuata con ferocia poche settimane dopo il suo insediamento: bulldozer e squadre municipali a sgomberare venditori ambulanti, bancarelle di street food e commercianti in nome dell’abbellimento della città. Un’ultima eliminazione dei poveri, quegli stessi poveri che due anni fa erano stati nascosti ai delegati del G20 dietro enormi cartelloni pubblicitari. Questo fine settimana, mentre l'aria si ispessiva pericolosamente, genitori e attivisti radunati davanti alla Porta dell'India per rivendicare il diritto dei loro figli a respirare sono stati rapidamente fermati dalla polizia per aver partecipato a un assembramento non autorizzato.

Eppure l'aria, nonostante la sua nocività, rimane ostinatamente democratica. Si muove allo stesso modo tra Lutyens’ Delhi e bastis (baraccopoli), tra i palazzi del potere e le strade. È l’unico ribelle rimasto in città, l’ultimo monito che la natura non ammette compromessi.

Ma una società privata così a lungo di ogni senso comune non riesce facilmente a capire cosa significhi lottare per qualcuno. In Brasile, un lieve aumento del costo dei biglietti del bus nel 2013 è sfociato in un movimento nazionale contro l'ineguaglianza e la negligenza urbana, costringendo le città ad affrontare temi come il trasporto pubblico, gli alloggi e i diritti. Nel 2019 in Cile, un aumento del costo della metro di 30 pesos ha dato vita all'Estallido Social, una rivolta iniziata nelle stazioni e riversatasi nelle strade, pretendendo una nuova costituzione che cancellasse decenni di privatizzazioni, dalle pensioni fino all'acqua. Entrambe le volte si è partiti dalla lotta per il diritto alla mobilità fino ad arrivare a una battaglia per il diritto alla vita.

Per far sì che il governo si assuma la responsabilità della nostra città, dobbiamo prima di tutto sentire la città come nostra, di tutti noi. Quell'idea è stata silenziosamente smontata, venduta un metro quadro alla volta, mentre una classe media depoliticizzata e una classe operaia repressa producono insieme l’aspetto attuale di Delhi: una città che soffoca in silenzio.

Affinché l'India sopravviva, la politica deve tornare a respirare.

Varsha Gandikota-Nellutla è la Coordinatrice Generale di Progressive International.

Foto: PTI/Karma Bhutia

Available in
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Author
Varsha Gandikota-Nellutla
Translator
Mara Corongiu
Date
10.11.2025
Source
The WireOriginal article🔗
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